Da IL
VENERDI' di REPUBBLICA di
Gianni e Paola Mura
5
Marzo 2004
CURRY O TANDOOR, L’INDIA E’ SERVITA
A Milano un ristorante etnico al livello di quelli di Londra e New
York. Con due chef
Era ora.
A noi la cucina indiana piace per più d’una ragione:
perché rifiuta il crudo, per la ricchezza delle spezie, per
le varietà di pane, per i meriti del forno tandoor (arrivato
dall’Uzbekistan) che può arrivare ai 600 gradi ed esalta
pesci e carni, e anche semplici patate. Ma un ottimo ristorante
indiano, come ce ne sono a Londra e a New York, in Italia non l’avevamo
ancora trovato. Eccolo, a Milano, zona della Vetra. L’ha aperto
giusto un anno fa Shekhar Reikhi, con la compagna Marinella Stracchi.
Sarla è il nome della madre di Shekhar, che la fa rivivere
non nell’insegna ma nello spirito del locale, nella sua gradevole
atmosfera. L’insegna non esiste: dalla strada si vede un tremolio
di lumini, un piccolo e caldo benvenuto. Dentro, una sala grande
e due piccole, laterali. Cucina a vista, arredamento indiano originale
ma con molta attenzione a non cadere nel Kitsch. Di sapore indiano
le opere alle pareti, ma sono di un milanese, Davide Grazioli. Un
suonatore di sitar sempre sul posto. In cucina, due chef: Naresh
per il tandoor, Arvind per il curry.
Oltre
alla carta, a mezzogiorno proposte più svelte (non fast,
precisiamo). A 12 euro il thali (vassoio), che ha incorporate sei
ciotole di cibo più un pane (naan) e una porzione di riso
basmati al vapore. Col pesce, 18 euro, sempre servizio incluso.
La carta è ricca e si capisce il perché di due chef:
i piatti tandoori sono 16, 17 i piatti curry. Noi consigliamo, in
avvio, da mangiare sul papad (cono croccante di farina di lenticchie)
una meravigliosa salsa di yogurth e menta fresca (da aggiustare
quella al tamarindo, niente male il mango chutney). Settore tandoori:
pollo, il classico dei classici, tacchino, agnello, formaggio, spiedini
di carne o verdure, orata, pesce spada. Settore curry: gnocchi di
formaggio con patate e anacardi, zuppa di lenticchie, Khurchanwali
Sabzi (ricetta della vecchia Delhi: verdure fresche alla piastra
con le spezie), ancora pollo, in salse che vanno dal cocco al peperoncino
(sappiatevi regolare). I dolci sono molto dolci, alcuni forse troppo.
Allo studio gelati artigianali. Digestivi in abbondanza (al cardamomo,
zenzero, mango e foglie di betel). Accettabile con presenze atipiche
la carta dei vini, anche indiani. Bevuto un Kamasutra rosso: leggerino
e corretto. Shekhar, arrivato a Milano nel 1981 come agente di viaggio,
è colto, affabile e parla un ottimo italiano: sarà
lieto di spiegarvi non solo i piatti ma anche la loro storia.
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